Doverosa specificazione

James Christoper Allen non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?

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martedì 29 settembre 2015

I can’t help falling in love with you

Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
.


James ha chiesto la collaborazione di Mattia e di Louis per trascinare fuori casa Marlene, una scusa efficace e banale riguardo la libreria, ma nulla che facesse temere la fine del mondo. Rimasto a casa, con gli altri complici, ha portato a compimento il suo piano con un piccolo aiuto esterno. La serata è serena, anche se l'aria rimane gelida, ha scartato l'ipotesi della passeggiata sulla spiaggia: resteranno chiusi nella loro villa, a una temperatura accettabile. Noelle è seduta sul letto matrimoniale con Astra sulle ginocchia, come inflessibili consulenti del look, hanno spedito James a cambiarsi almeno quattro volte, ora appaiono soddisfatte. «Dada.» dice con voce paziente la bimba: «Il nodo più strettIo.» precisa, perché l'eleganza non ha età e gli occhi severi della gatta approvano. Killian è di vedetta alla finestra con Summer, ha prestato nobile servizio come assaggiatore, imparziale come un piccolo Gordon Ramsay, senza parolacce o grida scostumate. «Dada.» chiama con cipiglio marziale, serio e deciso: «Vedo la mamma.» e la coda di Summer si muove al segnale concordato. Noelle passa in fretta la giacca a James. «Dada.» la bimba osserva il padre con un sorriso incoraggiante: «L'ultimo bIottIone... Aperto, eh.» altro passaggio fondamentale, stima l'uomo da cima a piedi, annuisce. «Grazie, amore mio.» si sporge a darle un bacio sulla fronte, poi accarezza Astra. Killian e Summer sono sulla soglia: «Era la mamma. Uguale a un olso, dada.» assicura il figlio snaturato. Isolde e Nestore sono in soggiorno, Aiko è in cucina per abbaiare, quando il forno sarà spento. Cosa che puntualmente avviene, quando Marlene si avvicina. Summer e Isolde ci mettono del loro, i gatti per l'occasione fanno finta di voler salutare la padrona e si accalcano all'entrata. Killian e Noelle corrono per abbracciare Marlene, sanno cosa devono fare. «Lascio tutto nelle vostro mani.» si raccomanda James. Killian solleva il pollice con un cenno del capo. Noelle, scosta i boccoli castani dal collo, può fare questo ed altro per il suo Dada. «Andiamo.» ordina alla ciurma. L'opera ha inizio con un coro entusiast: «Mamma! Mamma! Mammina!» e poi sorrisi solari, capelli pettinati, vestiti intonsi, scarpine infilane, nessun giocattolo nei paraggi. I Congiurati hanno stimato che la Cherubino impiegherà qualche minuto a districarsi da abbracci affettuosi, lappate e strusciate, che farà caso all'ordine insolito dopo quattro minuti ed è il tempo che serve al Serafino. 
Marlene, al sesto mese di gravidanza i bisogni principali di una donna sono il water e una sedia dove appoggiare gli stanchi piedini. Risale la via al passo più svelto che quella carriola senza ruote che ha sul davanti le permette, fermandosi di tanto in tanto per stringere le gambe e pregare di non farsela sotto. Mattia l'ha trattenuta in libreria con ogni cazzata che gli è venuta in mente, non si è fatto scrupoli nemmeno a lanciarsi in una war ship Hannibal/Will o Will/Molly che l'ha tenuta lì a tenere banco come un politico a un comizio. Quando apre la porta è ormai una vescica urlante e non più un essere umano. Si toglie la giacca, ma non appena tenta di mettere un piede fuori dal tappetino d'ingresso viene travolta dai suoi figli, dai cani, e anche dai gatti. Ci manca poco che cada seduta per terra, con annesso pericolo di ritrovarsi, per il rinculo, la bambina in gola. «Buoni! Buoni! De- Devo andare in bagno!» Non guarda nulla. Non si accorge di una fava. La casa potrebbe andare al fuoco che lei se ne renderebbe conto solo con le fiamme a lambirle le gaeliche chiappe. È a livello di isteria +1 quando finalmente riesce ad infilarsi nel water e liberarsi la vescica con successiva scalciata di Celia che ringrazia per i centimetri di spazio acquistati. Esce dal bagno felice come una pasqua, ben oltre la soglia dei quattro minuti di James, asciugandosi le mani sui vestiti. Quest'oggi, la nostra, indossa un paio di pantaloni di panno marroni con fascia elasticizzata in vita, una maglietta a maniche a tre quarti blu scura e le sue solite -perché coi piedi gonfi che ha altre scarpe non le vanno- converse. I capelli sono sciolti attorno alla faccetta resa più florida dal suo stato interessante, ha gli occhiali da vista ben calati sul naso e un paio di cerotti attorno alle dita, frutto del suo tentativo di cucinare una quiche di spinaci. «Amore che ne dici di ordinare una bella pizza per cena?» chiede senza alzare gli occhi, impegnata com'è a sistemarsi le medicazioni «O magari italiano. Ho voglia di pomodoro.»
James scivola in cucina, estrae una teglia dal forno, mentre i cani abbaiano ed i bambini chiamano la genitrice, come se tornasse da un lungo viaggio, lancia un'occhiata al centrotavola: un vaso con fiori rosa di Balsamina, Iris di una tonalità fra il viola ed il blu e due Tulipani, il primo rosso e il secondo giallo, la tovaglia ha dei piccoli ricami dorati sull'orlo, come i sottopiatti. Indossa un completo maschile di ottima fattura composto da pantaloni color mezzanotte, stretti in vita da un cintura con la fibbia metallica, una giacca abbottonata sulla camicia di cotone intonsa al cui colletto è annodata una cravatta di seta regimental, si notano appena i polsini chiusi da gemelli in argento. Calza scarpe nere, lucide con lacci stretti, inoltre ha usato il dopobarba consigliatogli da Wilfred, nella speranza non ricordasse il pelo bagnato dei cani. Si sporge, quando vede Marlene scappare; i bambini sembrano rammaricati. «Tranquilli.» li rassicura il dottore del gruppo: «Avrei dovuto immaginare che volesse trincerarsi in bagno.» ringrazia la sua piccola squadra, fugaci abbracci collettivi e Noelle, torna indietro per levargli dei peli dalla stoffa. Marlene vedrà i bambini compostamente seduti sul divano con Nestore adagiato sopra Noelle, mentre Astra muove la coda sotto al naso di Killian, che si trattiene dallo starnutire, anche i cani sono in soggiorno, Isolde sul tappeto e gli altri sulle poltrone, paiono un ritratto da incorniciata. «Come sei bella, mamma.» chiosa Noelle, sincera, amorevole, però non è un caso che lo dica stasera, dà una gomitata al fratello, questi starnutisce spaventando la delicata Astra, che schizza in camera da letto, oltraggiata. «La cena è quasi pronta.» la previene il Serafino, finalmente la fronteggia con un sorriso sfavillante. «State bene?» domanda, la voce è tutto sommato calda, l'aura mostra un sottile nervosismo, un'agitazione piacevole, allegra. Non ha preparato la cena, non tutta ma a questo è servita Danica. Adesso, James Christoper Allen ha un vuoto di memoria, resta a fissare la compagna e sarà l'amore, la felicità, le calzature importabili, ma fa scena muta. I figli sono tesi, Noelle freme con le manine accarezza nervosamente Nestore. «Dada.» chiama e Killian fa un movimento con la testa. James sospira. «Verresti in cucina?» chiede a Marlene: «Verreste in cucina?» domanda alla famiglia. Volta i tacchi, si gira e lui va in cucina. Il profumo è invitante, c'è sicuramente del pane fragrante, un dolce ancora tiepido al cioccolato, un primo piatto consigliato da Mattia: fettucine con sugo ai funghi porcini. «Questa non è una serata come le altre, ma voglio che sia una serata nostra, come quelle che ci hanno portati a oggi.» ispira, espira.
Marlene. Che diavolo succede? I bambini e gli animali sembrano figuranti di un presepe vivente e lei, li guarda come se temesse di aver sbagliato casa. È uscita nel primo pomeriggio lasciando due piccoli punkabestia che si stavano tirando i giocattoli fra cani abbaianti e i gatti che si rifacevano le unghie su qualsiasi superficie utile e ora sembrano così , così... « Eh...Grazie?» mormora perplessa guardando Noelle come se non la conoscesse. Si gratta il mento spaziando dalla figlia maggiore al figlio minore, per poi voltarsi verso James quando lo sente arrivare «Che succede?» Si ferma a guardare James, la gravidanza è pure il periodo in cui gli ormoni fanno la ola e lei, che è già facile di suo a farsi pigliare dalle fregole, fissa il Serafino come se fosse un vaso di Nutella, prima di ripigliarsi. «Cosa?» chiede. «Uh.» Nota mentale, STUPRARE, appena partorito. «Sì, stiamo bene.» Manco a farlo a posta Celia le mette k.o un rene con un calcio degno del miglior Jackie Chan e lei ringhia un imprecazione mentre porta una mano in direzione del rene appena passato a miglior vita, strizzando gli occhi. James rimane in silenzio e lei, piegando la testolina di lato, ricambia il suo sguardo sempre in silenzio. Potrebbe sembrare una gara a chi ride prima, fortuna che i piccoli di casa hanno più sale in zucca dei genitori e James si riprende chiedendole di seguirla in cucina. Gli va dietro, dondolando per via della panciona, facendo passare prima la fiumana di bambini + cani + gatti, per evitare di inciampare. Si ferma a guardarsi attorno, la perplessità che prende posto alla sorpresa mentre gli occhi vanno da una parte all'altra della tavola imbandita. Arriccia gli angoli delle labbra in un sorriso che raggiunge subito gli occhi «Hai descritto la nostra storia?» indica i fiori disposti nel centro tavola con un cenno della mano: «Amore onesto, gentile e delicato, ma anche sofferente e il desiderio di proteggerlo.» Dopo aver passato l'infanzia in un negozio di fiori, le viene naturale leggere ogni composizione di fiori che le capita sotto agli occhi come se fosse un bigliettino. Probabilmente nemmeno se ne rende conto. «Grazie.»
James arrivato a destinazione, rimane in piedi, pure se scosta una sedia perché Marlene possa sedersi. «Prego.» risponde istintivamente, ha finto di portare a spasso i cani per cercare un fiorista aperto, quando l'ha trovato, ha dovuto convincere l'uomo a fare la consegna a domicilio ma l'altro ha compreso la delicata situazione, inoltre aveva i quadrupedi che annusavano incuriositi le sue piante. «Sapevo che avresti il colto il significato, per questo ho pensato a un mazzo di fiori che ne contenesse uno, piuttosto che uno splendido bouquet confezionato.» racconta, i bambini seguono i discorsi però si arrampicano sulle sedie, non si annoiano ma è stato promesso loro un dolce e lo avranno. «Mi è sempre parso sintomatico del tuo carattere: presti attenzione al messaggio, a cosa possono significare i silenzi, le parole troncare e lo fai in modo assolutamente spontaneo. È una delle doti che mi ammiro di più in te.» afferma, sorridendole. Killian sale sul tavolo, portandosi dietro Astra, l'igiene con lo zoo fra quattro mura è un concetto astratto. «Controlla non arrivi dalla casettina.» si trova costretto a far notare, perché Killian nel suo amore incondizionato per i gatti, non vi bada affatto. L'atmosfera romantica è costruita da tocchi come questo. «Tillie ha preparato un piccolo regalo, vuole venire a Sunnydale per conoscerti e per stare un po' con i bambini.» prosegue, usa l'improvvisazione: «Per aiutarti, so che hai Danica, Enid e i nostri fratelli ma lei desidera essere parte della famiglia. Lei è stata la mia unica famiglia per anni, ho pensato non ti sarebbe spiaciuto.» termina il discorso, ma non ha preso alcuna decisione senza consultarla. Si gira e da uno degli armadietti estrae una scatola rettangolare di legno massiccio con rose dipinte a mano, anche il meccanismo d'aperta è stato applicato artigianalmente: «Ricavato dal Mandarlo.» si concede una risata breve. La scatola è foderata di velluto color panna, non ha scomparti o specchi, si presta a molteplici utilizzi, le iniziali della destinataria sono ricamate con filo dorato sull'angolo destro: M.D. A. E al centro, c'è una seconda scatolina di legno, più piccola, quadrata con decorazioni metalliche steampunk, c'è persino un cuore alato di acciaio. È sempre un dono di Tillie per Marlene. «Mamma!» la pungola Noelle, che inizia a sentire la necessità di abbreviare i tempi morti: «Apri!» ingiunge. James la blocca: «Ma no!» la blocca il Serafino e cerca di agguantare la scatoletta. 
Marlene si siede, dopo aver preso le dovute misure, visto che ormai l'è diventato difficile farlo in scioltezza. Il sospiro di sollievo è immediato, la pancia le sta diventando pesante e lei inizia a patire. Ascolta il dire di James senza parlare, alternando lo sguardo fra lui e il vaso di fiori e, visto che come ogni donna incinta ha sviluppato quella seconda personalità potenzialmente psicopatica, che sbuca quando meno te lo aspetti, gli risponde , commuovendosi, e mentre gira il viso , porta la mano sinistra per stropicciarsi gli occhi, e spingendo gli occhiali fino alla fronte. Non che di solito reagisca in maniera british ai complimenti, sbrodolando amore e vomitando unicorno, ma stavolta, complice gli ormoni, ha saltato tutti gli step intermedi, per saltare all'ultimo gradino con la danza di una ballerina russa. «Non credo di essere così profonda.» si schernisce. «È solo che mi piace parlare con le persone, in qualsiasi modo possibile.» Allunga le mani e prova a prendere quelle di James fra le sue, per baciare il palmo della sinistra e poggiarsela su una guanciotta. «O forse sei tu che tiri fuori il meglio di me con la tua pazienza e dolcezza.» Volta la testa verso Killian e Astra. Visto che è fin troppo probabile che il bambino abbia intercettato la gatta fuori dalla sabbia, sfila un fazzoletto dalla tasca e le pulisce le zampine, per evitare che, il piccolo, oltre che con i peli, debba lottare anche con altri residui visto che la gatta ama ficcare muso e zampe nel suo piatto se ce l'ha appena, appena a portata.: «Per quanto riguarda l'amore per i gatti ha preso da me...» sospira mentre infila il fazzoletto di nuovo in tasca «Me li portavo ovunque, anche nel cestino della bici.» come si fa con i cagnolini, ma visto che la sua cinofobia ha origini antiche, lei aveva un soriano da portare a passeggio invece che un bel cagnolino pucchoso. «Oh!» esclama. Allunga le mani per prendere la cassetta dalle mani di James e se l'appoggia sulle gambe, per poi girarla per guardarla in ogni sua parte. Di nuovo sorride, tirando su gli angoli della bocca, scoprendo i denti. Oh, quanto invidia la gente con un abilità manuale, lei da piccola montava i lego al contrario.»È deliziosa.> Apre e chiude il coperchio della scatola: «Cos'è un mandarlo?» chiede. Eh, cos'è tesoro? Non si accorge della scatoletta infondo alla scatola fino a quanto Killian non glie la indica, fa per prenderla , ma James è più lesto di lei a fregargliela da sotto al naso. Ci rimane tremendamente male, con la manina a mezz'aria, e lo guarda con il labbro superiore leggermente all'infuori: «Ehi...» esclama risentita girandosi leggermente verso di lui. James gli ha rubato un regalo sotto al naso, hai appena risvegliato la bambina di quattro anni, stronza , che c'è in lei.
James resta in piedi, sperando che Marlene sia comoda e tranquilla, come i bambini che hanno messo i gomiti sul tavolo, seguono i genitori come fossero cartoni animati. «Hai questa abilità, non è spontanea in tutti e sono ancora le meno le persone che la coltivano, si vuole avere risposte immediate e talvolta non si ottengono, si spera di vedere i dettagli alla luce del sole ma bisogna scovarli e tu l'hai capito, come sai che vale la pena conoscere una persona.» una pausa calcolata: «Persino, un uomo barbuto, molto arrabbiato che varca la soglia della tua libreria.» sorride di nuovo, lo sguardo è tornato sereno, non vi sono le ombre del Passato, c'è la stabilità del Presente, ci sono i ricordi piacevoli, dolorosi che lo accompagnano, senza bloccarne il cammino. «Il Mandorlo.» sillaba correttamente. Sospira. Si gratta la fronte. Annuisce circa lo slancio di Killian, condiviso anche da James, che però nutre teneri sentimenti per qualsiasi animali dal cane al geco. «Sono felice che ti piaccia, Tillie mi ha fatto un sacco di domande sui tuoi gusti.» ribatte soddisfatto. I bambini sono impazienti, perché vogliono il dolce e James ha la mano lesta del ladro mancato, si prende la scatolina col cuore alato, scrolla la testa. I figli si raddrizzano sulle sedie. «Ho parlato a mia sorella, ai nostri ragazzi.» introduce fissando le sue dita attentamente: «Dei miei progetti futuri, ho chiesto l'aiuto delle persone che mi sono state accanto in questo periodo, anche e molto dell'uomo che sono, lo devo a loro ma quasi interamente, lo devo a te.» fa un respiro profondo. «Sai talmente tanto di me che rischio di far notare l'ovvio.» flette il ginocchio sinistro, sino a toccare il pavimento, una posa composta ma di sicuro impatto. «Ho impiegato poco a innamorarmi di te e poi, ho scoperto di amarti. Non sei stata il mio primo amore, ma sei l'ultimo. Sei stata l'alba, dopo la mia lunga notte. Con te, ho trovato dove affondare le radici, dove ritornare a vivere, a sorridere, a essere felice. Mi hai insegnato a sopravvivere al dolore, ad accettare la gioia. Mi hai fatto comprendere quanta paura covassi nell'anima, come fosse una zavorra da cui liberarmi per soccorrere chi amo.» apre la scatola, dentro è sistemato un anello in platino, la parte frontale è lavorata per ottenere il simbolo dell'infinito, impreziosito da brillanti, accanto c'è una catenina, casomai volesse portarlo al collo. «Ho molto di cui ringraziarti, ho molto per cui amarti come ti amo e per chiederti, se lo vorrai, di essere moglie.» finita la proposta, rimane con l'anello rivolto verso Marlene.

Take my hand, take my whole life too
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Marlene: «Un uomo barbuto, molto arrabbiato, che è stato un pacco dono un po' difficile da scartare.» fa eco per metà, aggiungendoci alla fine qualcosa di suo. «Diciamo che, a volte, è stato come aprire un riccio senza l'aiuto dei guanti.» Ride mentre osserva la scatola poggiata sulle sue ginocchia. «C'è un negozio libero accanto a quello di Bastian.» non ha sorvolato la domanda di James, a quanto pare, l'ha scollinata, iniziando a fornire soluzioni per la donna, in modo da farle apprezzare la vita a Sunnydale ben più che per una vacanza. «È una zona carina, con tutte case costruite volutamente per sembrare anti...» Si volta, giusto in tempo per vedere James abbassarsi, lo guarda strabiliata, con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse. Evidentemente l'ultima cosa che si aspettava era vedersi fare la proposta. Rimane immobile, le mani attorno alla scatola, lo guarda dal basso all'alto, dall'alto in basso, come per essere davvero certa che sia come pensa, e che, di punto in bianco, James non si allaccerà una scarpa e non andrà a tirare fuori l'arrosto dal forno come se nulla fosse. Non biasimatela, la sua prima proposta di nozze l'è stata fatta in punto di morte e anche se poi Mervin ha recuperato, ormai la frittata era fatta. Iniziano a tremarle le labbra quando James apre la scatolina, se le copre con una mano mentre le lacrime iniziano a scendere. Oh, non sta piangendo di sofferenza eh.... È commozione allo stato puro la sua, una gioia così totale da non trovare altro modo per sfogarsi. Poggia una mano sul polso di James, per quanto sia carino l'anello, non è quello che le interessa , e con l'altro braccio prova a tirarselo a sé mentre inizia a singhiozzare una serie di: «Sì.» uno dietro l'altro. Sì, vuole sposarlo. Sì, porca miseria. Lo vuole da quando ha incrociato gli occhi di quell'uomo arrabbiato in libreria così chiuso e avvitato su sé stesso da sembrare un cubo di rubrik con le gambe... Se ci riuscisse, finirebbe sulle ginocchia pure lei, stretta al collo del serafino con entrambe le braccia , nonostante l'ingombro della pancia, che rende l'abbraccio, un tantino ridicolo visto che, non è pressato come vorrebbe. «Voglio sposarti. Voglio sposarti. Voglio sposarti.» Quando smetterà di frignare, probabilmente riuscirà a fornire una dichiarazione un po' più esauriente , ma ora come ora, James dovrà farsi bastare questa sequela di assensi senza soluzione di continuità.
James ride di cuore, emozionato ma felice. <Te ne do atto. No è stato facile comprenderti, perché eri diversa da oggi. Lo ero anche io, d'altra parte.» replica con voce profonda, felice come il suo sguardo. Riguardo a Tillie, ascolta e non può che sperare nella vicinanza della sorella. Sorride, senza affrontare l'argomento, perché non trova altre parole, dopo la proposta. Sorgono dubbi sulla passione con cui l'ha chiesta in sposa, se è riuscito a trasmetterle cosa prova e sa di aver smesso di essere un oratore romantico: prima della solitudine, vi furono gli anni del matrimonio, dove la poesia si adagia e si confonde col quotidiano. È un uomo diverso, rispetto al marito di Grace, perché ha veduto le certezze infrangersi, il suo mondo crollare nell'oscurità ed rifondarsi, grazie al sostegno di quel Cielo in cui mai aveva smesso di credere; adesso può guardare avanti senza fardelli, senza tormenti, con una consapevolezza malinconica, con una speranza incrollabile. «E l'amore che provo per te è il punto di partenza e di arrivo, della mia rinascita.» dice, sollecitato da Umabel: «Mi hai accolto come fratello, mi hai guidato a trovare il posto che il Padre voleva occupassi per riportare il nostro Principe a casa.» afferma, senza alcun dubbio sull'avverarsi dell'evento: «Hai ascoltato i silenzi, hai compreso oltre le parole, mi hai dato una casa. Mi hai aiutato a ricordare cosa provassi nell'essere a casa. Tutto il percorso che ho fatto è cominciato dalla tua spinta ed è continuato col tuo supporto, forse potrei anche andare avanti senza te ma io non lo voglio. Desidero restare con la donna che amo, con la madre dei miei figli, con chi sa capirmi, consigliarmi, farmi ridere, farmi commuovere e mostrarmi il Futuro.» finisce in un mormorio, mentre lei dà il suo assenso e sente gli occhi pizzicare. Abbassa il viso, cerca di non piangere apertamente. L'accoglie fra le braccia, nella pia speranza di non ribaltarsi. Morirebbe all'apice della gioia, ma i bambini ne sarebbero turbati. «Voglio sposarti anche io, Marlene Diane Archer!» esclama e tenta di baciarla. Noelle e Killian sono felici, tanto che terminato il bacio, scivoleranno giù dalle sedie per andare a festeggiare i genitori con l'intera muta di cani e gatti al seguito.

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Darling so it goes
Some things are meant to be.

Marlene: «Non eravamo diversi. Eravamo stanchi» mormora: «Stanchi della vita, stanchi di soffrire. Stanchi di essere soli.» Ha il cuore in gola, l'aura alle stelle, e le lacrime di gioia che scendono lungo le guance bagnandolo lo scollo della maglietta. Prende fiato, si tira leggermente indietro per guardare James in viso mentre le parla e soffocata da un moto d'amore tale da farle girare la testa, tenta di baciarlo dove capita, sulle guance, sul mento, sulle labbra, ridendo e piangendo assieme. «Tu sei la mia speranza.» mormora: «La mia gioia.» non è in grado di fare discorsi composti, è un groviglio unico di emozioni, dove quello che riesce a tirare fuori, sono pensieri semplici. Lo ama, e non riesce a definire in altro modo questo sentimento così tracimante, se non quello che rappresenta per lei. Gioia. Speranza. Luce. «Il mio miracolo. Il mio tutto.» andrebbe a strofinare la guancia contro la sua, poi il naso. «Mi hai ridato la vita, la speranza, la voglia di andare avanti. Mi hai dato questa bambina, e un nuovo inizio. Non ho parola per dirti cosa provo per te, non riesco mi dispiace. Sei così importante che oltre tutto quello che mi passa per la mente mi sembra sciocco.» si asciuga il viso con una mano «Io spero solo di poter vivere tutto il resto della mia vita con te, vederti vecchio, e scoprire che per non è cambiato nulla.» Accoglie il bacio di James prendendogli il viso fra le mani, prima di venire travolta dai bambini e dagli animali, in una girandola confusa di abbracci e leccate sul viso, e code sbattute in posti poco opportuni.
James cerca di passarle un fazzoletto accuratamente piegato. «Sì, eravamo stanchi di essere soli ma abbiamo trovato ristoro.» sussurra, sperando di riuscire a sfiorarle il viso bagnato con le lacrime. Ha lo sguardo velato, luminoso, sorride commosso e l'aura avvolge la stanza, chiunque sia presente in un abbraccio caloroso, amorevole, rassicurante. China gli occhi, deglutisce e poi sbatte le palpebre. «Abbiamo preparato la cena per te: pasta italiana, una ciambella al cioccolato con glassa. Poi, guarderemo gli Avengers, entrambi i capitoli.» spiega. Ha preparato il programma, c'è anche la pausa per mettere a letto Noelle e Killian, i break per farla andare in bagno. «Non piangere, abbiamo avuto abbastanza lacrime, pensiamo alle ragioni per sorridere.» termina, sollevato dall'esito positivo, dalla tensione nervosa che scivola via, compiuta l'opera. Alza la testa di nuovo, si passa la mano libera sugli occhi, cattura una traccia umida, prima di annunciare la portata principale.

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For I can’t help falling in love with you.

giovedì 13 agosto 2015

Don't lose your head

Don't lose your head
Don't lose your head
Hear what I say
Remember love's stronger
Remember love walks tall.


Sento Wilfred, non mi serve leggere i suoi messaggi, a cui cerco di rispondere in confortante, quasi paterno, non avessi solo cinque anni più di lui.
Sento il suo dolore, una fiamma che arde attraverso la rabbia, consuma le energie, il desiderio di trovare un momento di quiete con la donna che ama.
Sento il suo senso di colpa, una lacerazione nell'anima, che si allarga tramite la vergogna, che si ustiona al calore della furia, sino a quando i sentimenti divengono un agglomerato marcescente, sino quando non compi il primo passo verso l'abisso.
Io conosco quelle sensazioni, sono scivolate dentro di me, mi hanno torturato, mi hanno fatto precipitare, sebbene sappia che Wilfred non commetterà gli stessi sbagli, vorrei che vivesse la perdita di Peter senza affrontare l'oscurità.
Continuo a rivivere i sogni, frammenti di realtà celate: ritorno dal funerale di Grace, liquido Tillie sulla soglia, non desidero sentire nessuna voce, non c'è niente che possa calmarmi. Sono furibondo, sono disperato, dentro di me sto bruciando.
Raccolgo le scatole, prendo una tanica di benzina, recupero un bidone, riverso tutto il senso della mia esistenza in quel contenitore: i disegni, i giocattoli di Lucie, i vestiti, le fotografie, strappo fogli, quaderni, persino libri, li distruggo perché io sono devastato. Verso la benzina sino all'ultima goccia.
Ho un accendino in tasca, lo getto dentro il bidone, le fiamme si sollevano, l'odore mi riempie i polmoni, gli occhi non vedono che la mia famiglia diventare un'unità, carbonizzata, ma un insieme. Io ne resto escluso.
Il bidone si rovescia, sono a un passo dal fuoco, sono a pochi centimetri, senti l'aria irrespirabile. Voglio andare dalla mia famiglia, voglio unirmi a loro.
Lucie mi blocca, agguanta le mie gambe in lacrime, coraggiosamente mi distrae e in un secondo, l'istinto di sopravvivenza ha la meglio, arretro. 
Vivo nel baratro, giorni che si susseguono, vuoti di senso, sono arrabbiato, poi sono solamente disperato, affondo nell'oscurità, mi avvolge come una seconda pelle. Non c'è qualcosa che mi scuota.
Mangio, bevo, mi lavoro, inizio a leggere libri o giornali, li abbandono; Tillie parla, io non ascolto né i pianti, né le minacce. 
Sono morto, la mente galleggia su pensieri contorti, sino a quando non avverto la sua presenza, sono passati anni, neppure me ne rendo conto.
La mia esperienza, forse può essere di qualche utilità per il prossimo: io ho accettato la mano che mi è stata tesa, ho compreso cosa mi era richiesto e ho un posto nel mondo. Forse, ci la mia quarta figlia e la mia seconda moglie. Ho una famiglia, ho qualcuno che mi aiuta, che mi sostiene.
«Non sarà la vendetta a tardi la pace.» ho scritto a Wilfred: «Farai qualcosa di coraggioso, ma non sarà così che avrai sollievo. Cerca il sostegno di chi ti ama: porta tua madre a Sunnydale, convincila a starti accanto perché siete indispensabili l'uno all'altra. Confidati con Enid, rendila partecipe, non lasciarla ai margini per paura di ferirla o turbarla, lei vuole esserti di aiuto, lei vuole stare con te, chiuderti potrebbe anche allontanarla. Non restare isolato. Non sei solo. Devi essere abbastanza forte ma ammettere quanto sei fragile.»
Wilfred ha risposto che sua mamma è attualmente ospite della signora Kingstone, la madre di Enid e verrà in USA in tempi rapidi, sento il suo terrore di essere abbandonato da Enid, Marlene esclude l'ipotesi, io lo spero perché non ho idea di come potrebbe reagire. Mi ringrazia, dice che gli ricordo suo nonno. Ha aggiunto che suo padre, Stephen si è fatto vivo, può negarlo ma nutre un certo affetto per il padre.
Io sono stanco, molto stanco e vorrei riposare, l'empatia con un Protetto può essere dura, all'inizio ma sono felice di avere Wilfred nella mia vita, dopo la partenza di Roscoe, non avevo molti amici in città. 

Don't lose your heart
Don't lose your heart
Don't lose your way
Remember love's stronger
Remember love walks through walls.

lunedì 3 agosto 2015

Keep On Walking

Like a stone carried on the river
Like a boat sailing on the sea
Well I keep on walking
Oh, I keep on walking
Till I fine that old love
Or that old love, comes to finds me.

Marlene avvolge il test nella carta igienica e poi lo butta nel secchio sotto al lavello. Non sa nemmeno lei perché non ha detto subito a James di aver visto Mervin in quelle grotte. È stato straziante per lei, tornando a casa dalla foresta, non ha fatto altro che piangere e quando si è infilata sotto la doccia, ha continuato a farlo. Ora che ci pensa, nemmeno il giorno della sua morte aveva pianto a quel modo. Quel giorno, una parte di lei si è spenta, è vero, ma l'altra, quella sopravvissuta, non aveva mai processato davvero la separazione fino a quando, per miracolo, non se l'è trovato davanti in quelle grotte. Si umetta le labbra. «Perché gli ho detto arrivederci.» risponde dopo qualche momento «Non l'avevo ancora fatto.» Si siede sul bordo della vasca tenendo le mani a reggersi ai lati delle anche. «Quando seppi che era morto, entrai nella stanza dove l'avevano messo, lo baciai un ultima volta e ...» alza le spalle: «Il buio fino a che Gabriel non mi ha appoggiato una mano sulla spalla e mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto.» E da lì è iniziata la sua avventura a Sunnydale. «Non ho mai affrontato davvero la separazione, non c'ero quando è stato interrato, non ho visto la terra chiudersi su di lui e non ho potuto dire, su quello che è stato: è andato avanti senza di me, devo continuare da sola.» Infila una mano sotto i capelli e infila una mano sotto al collo: « Sapevo che non c'era più, ma la misura della sua mancanza, l'ho capita solo l'altra sera, quando l'ho visto tornare in cielo è su una strada diversa dalla mia, non volevamo che succedesse, ma è successo.» Si alza: «Questo non vuol dire che ti abbia usato, che in questi mesi tu sia stato un coperchio su quello che c'era sotto, no.» scrolla la testa: «Ho solo dovuto capire quanto fossi arrabbiata con lui, per lasciarlo andare, rendermi conto che, la ferita che sentivo era si causata dalla sofferenza, ma anche dall'incazzatura mortale che avevo nei suoi riguardi. Mi aveva promesso che almeno lui non sarebbe morto, mi aveva mentito e io avevo interiorizzato una rabbia da donna tradita che solo l'altro giorno ho buttato fuori e finalmente ho messo il cuore in pace su quella parte della mia vita. Lui non c'è più, non è andata come avremmo voluto, ma non è stata colpa di nessuno. Né mia, né sua, né di ...» scrolla le spalle. «Per la gravidanza...» soffia dalle narici: «Non te l'ho detto subito perché non volevo che pensassi che sto provando a incastrarti.» il tono diventa impacciato «Nel giro di sette mesi, con tre figli a carico, non volevo darti l'impressione di una che vuole chiudere la pratica il più presto possibile per paura che il pollastro scelto scappi. Ero contenta quando, facendo i conti ho iniziato a pensare di poter essere incinta, ma allo stesso tempo, mi è salito il panico... Lo so, non sono normale.»
James resta seduto, ascolta senza interrompere, non è un litigio, casomai un chiarimento. Vorrebbe ricevere delle informazioni, le chiede con tranquillità, come farebbe un qualsiasi compagno. «Sono vedovo.» le ricorda. In parte, può capire la sofferenza che può causare la separazione. «Diversi giorni fa, sognai il giorno in cui tornai a casa dal funerale di Grace e bruciai tutto. Lucie era dietro di me, confusa. Non capiva perché buttassi via i suoi giocattoli, i suoi vestiti e quelli della mamma, le sue fotografie. Ashe ha cercato di irretirla, in tre secondi, Lucie l'ha liquidata.» c'è una punta di orgoglio, nel riferirlo. «Ashe ha dato un calcio al bidone, il fuoco divampava e io volevo solo cadere. Non buttarmici dentro ma crollare, cedere. Sarei morto bruciato, forse dopo un'agonia tremenda ma non me ne fregava un accidente. Vedevo solo una via d'uscita da quel male ossessivo, da quel vuoto oscuro che mi ingoiava e... Lucie si è lanciata, ha circondato le mie gambe, mi ha tenuto in piedi. E in quel preciso istante, nel sonno, ho realizzato quanto profondo fosse lo strappo nel mio cuore.» si gratta la tempia con la mano destra: «Il dolore non svanisce mai, impariamo a conviverci. La nostra personalità è come una casa e avremo sempre una stanza buia, chiusa a chiave e quella camera è per il dolore. È parte di noi, sino a quando rimaniamo in quella stanza buia, sino a quando rifiutiamo la sua esistenza, siamo nel baratro.» fa spallucce. «Non sono geloso. Non credo tu mi abbia ingannato.» risponde pacifico. «La gravidanza.» ripete a sua volta. «La realtà è che non avrei mai pensato a qualcosa di simile, ma io ho una figlia. Io ho tre figli. Non potrò mai smettere di essere il papà di Lucie. Non vorrò mai smettere di essere suo padre, di amarla, di rimpiangerla. È così... Doloroso... Essere lontano da lei. Penso a una bambina da crescere, da amare. Non tolgo nulla a Lucie. Lei sarà sempre mia figlia, però... Non sono sicuro che la sua... Perdita possa diventare come le altre. Voglio avere un'altra figlia?» sospira: «Sì.» ammette piano. «E però ho paura, anche di deluderla, ho paura che veda le sue sorelle, suo fratello e pensi che suo papà non la ama più, che preferisce gli altri e...» si passa la mano sulla fronte, scrollando il capo.



Marlene allunga le mani verso quelle di James, prova a prenderle e se ci riuscisse, ne bacerebbe il palmo. Nonostante sia una chiacchierona, a volte, ci sono momenti, come questo, in cui preferisce agire invece che parlare. Se fosse riuscita a prendere le mani di James, se le appoggerebbe ai lati della faccetta sempre un po' fredda per colpa di Azrael. «Mind Palace.» fa eco: «Anche se io credo di avere un Mind Bungalow.» o qualcosa di altrettanto piccolo e potenzialmente incasinato. «È stato questo il mio problema credo. Non accettare la presenza di quella stanza, ignorarla, non entrarci mai dentro, ma solo dalla porta.» inspira profondamente: «Non ho mai affrontato il dolore fino a quel momento, il mio cervello ha deciso di spegnersi, e in quest'ultimo anno ho solo cercato di farlo riaccendere, ignorando tutto quello che avrebbe potuto comprometterlo.» L'è scattato l'istinto di sopravvivenza in poche parole decidendo di salvare prima sé stessa e poi di affrontare quello che le era capitato dandole il giusto peso nella sua vita. Alza entrambe le sopracciglia «Non credo che la sensazione di tradimento se ne andrà facilmente...» mormora: «Non importa quello che tu faccia, l'impressione di starle togliendo affetto sarà sempre lì, dentro di te, perché non puoi armarla in prima persona.» continua dopo un momento. «Però c'è da dire che Lucie ti ha salvato, nel momento in cui avrebbe potuto decidere di chiamarti a lei, si è appesa alle tue gambe e ti ha tenuto in vita. Ha voluto che tu andassi avanti, ed è rimasta con te fino a quando non è stata certa che questo sarebbe avvenuto.» Se avesse le mani di James fra le sue, le strofinerebbe delicatamente: «Non ti ha lasciato fino a che non è stata certa che tu non saresti stato sicuro sulle tue gambe e merita di essere ricordata, ogni giorno, a Noelle e Killian, a questa bambina che verrà, dovrai parlare di quanto una bambina così piccola sia stata coraggiosa e che sarebbe stata un esempio da seguire nel corso della vita se avesse avuto la fortuna di diventare donna.» gli sorride «Devi onorarla tutti i giorni, come lei ha onorato la tua vita, proteggendoti. Non devi fare altro.»

Well I'm like a stone,
And I'm carried on the river
Like a boat sailing on the sea
Oh, well I keep on walking
Well I said I'll keep on walking,
Till I fine that old love
Or that old love, comes to finds me.

domenica 12 luglio 2015

Protection

James sorride: «Rilassati.» indica a Wilfred lo sgabello su cui era seduto. «Non sarai accecato da un lampo di luce divina. Hai detto una cosa giusta: è la mano tesa di un amico, perché è ciò che vogliamo essere per voi. Amici, fratelli, persone da conoscere, a cui voler bene. Noi non cerchiamo alcun atto di adorazione o di sottomissione, siamo i Messaggeri del Padre, abbiamo camminato con voi sin dal principio.» racconta con quella voce ibrida che smorza la potenza di Umabel nella bonomia di James: «Ci guardavate con gli occhi innocenti dei bambini, senza timore. Voi sapevate che eravamo parte della Creazione, poi il mondo è cambiato, plasmato da altre forze, eppure dentro di voi c'è ancora una scintilla dell'affetto che un tempo nutrivate per tutti quanti noi.» fa una nuova pausa, tende il braccio per cercare di posarlo sul torace di Wilfred: «Io sono Umabel.» annuncia con il tono autorevole ed amabile l'Arcangelo: «Il mio nome significa che Dio è glorificato sopra ogni cosa. Io credo che sia la Verità, perché solamente a Dio spetta eterna gloria. Gli Uomini sono polvere. Gli Angeli sono scintille. Egli soltanto è Onnipotente, né mai deve cambiare, perché perfetto. Io nacqui prima che lo Spazio ed il Tempo avessero una definizione, venni plasmato attraverso la Virtù della Carità, vincolo per accostarsi al Padre. L'amore verso il Padre e la Sua mirabile opera, ardeva in me come un turbine di fiamme ed era il mio calore che sentiva l'oppresso, era il sollievo che coglieva il cuore affranto.» cerca di posare il palmo sul tessuto: «Appartenevo alla Legione di Michele, nostro splendente Principe e con lui, discesi sulla Terra per combattere. Amai i miei fratelli, amai Dio ed amando dubitai. Le mie ali furono spezzate, il mio comandante venne catturato.» socchiude gli occhi, ormai blu: «Ascolta il tuo cuore, sentirai che le mie parole non ti sono lontano. Siamo fratelli. Uomini e Angeli sono nati dall'Amore. È una Verità che nessuno, neanche il Primo potrà mai sradicare.» sorride, l'aura sembra circondarli, rigenerandoli in una stretta salda ed è divenuta uno scudo sollevato che li protegge da qualsiasi attacco.

giovedì 2 luglio 2015

Life and Dream

Ho sognato Grace, questa notte. È la ragione per cui sto scrivendo, in una casa silenziosa, buia con l'unica compagnia di Isolde, il primo cane adottato da Mervin Ezra Cooper.
Ero di pessimo umore, la presenza insidiosa nella mia testa non accennava a placarsi e io posso subire l'influenza di spiriti crudeli, a differenza di Wilfred.
Grace mi aspettava in soggiorno, credevo di aver scordato come l'avessimo arredato, invece ricordo ogni minimo dettaglio, persino il profumo delle candele che tanto la rilassavano. 
Lei mi veniva incontro, aveva i capelli castani sciolti sulle spalle, indossava uno dei suoi cari tubini dai colori neutri e stendeva le braccia per circondarmi il collo, ci baciavamo come se ci fossimo salutati quella stessa mattina.
«Bentornato.» diceva.
Nel sentire la sua voce, ho sentito il cuore frantumarsi sotto il peso dell'assenza, tutto di lei mi è mancato, tutto di lei continuerà a mancarmi sino alla fine dei giorni.
L'abbracciavo per imprimere nella memoria la più insignificante delle sfumature, forse piangevo ma  lei non sembrava accorgersene, le dita fra i suoi miei capelli erano diverse da quelle di Marlene, non  avevo un tocco più amorevole o più aspro, erano solamente differenti.
Il tempo non scorreva, lo spazio non era reale, sarei potuto rimanere interi anni ad ascoltare il battito del suo cuore.
Lo scampanellio del triciclo, mi ha fatto sobbalzare, mi sono girato e Lucie stava guidando il suo trabiccolo con aria soddisfatta, era la mia bambina dai capelli biondi, luminosa come l'aurora, vivace come una sorgente d'acqua fra le rocce, era la nostra unica figlia, la nostra gioia, la nostra speranza, il nostro futuro.
Grace diceva qualcosa, lei non amava che usasse il triciclo in casa, sul parquet appena lucidato della sala, quanto è assurdo pensare che fossi d'accordo, che non le permettessimo di mangiare le caramelle gommose, dopo la cena e che Moki Moki sgusciasse nei suoi sogni per farla cadere dalle nubi di zucchero sui morbidi marshmellow che addentava ridendo. Lucie scendeva per corrermi incontro, il passo traballante dei bambini, la voce sottile che mi chiamava: «Papà.» mentre la sollevavo.
Ero in lacrime, non ero stato in un angolo così pacifico della mia esistenza. 
Volevo rimanere, Umbel era il sole che vorticava nel cielo terso.
«Ricorda l'uomo che sei, James.» mi spronava, restavo accanto alla finestra per guardarlo, non capivo se era stato lui a portarmi sin lì. «Ricorda l'uomo che hanno amato.»
Cullavo Grace, i suoi capelli biondi erano sottili ed il suo sorriso aveva la timidezza ereditata da Grace, l'ho guardata, ho pensato a quanto si sarebbe divertita con Noelle, con Killian, invece non si sarebbero mai incrociati. O forse sì, in un avvenire distante e in un'altra dimensione, in un'altra vita.
Vedevo passare sulla strada: Danica incinta di Etienne, teneva Eirene per mano insieme Charles, parlavano di come sistemarsi nella nuova città, scorgevo Rei con la sua altera eleganza, gli occhi dal taglio allungato non potevano nascondere l'umanità che pulsava nel cuore, passava Lorien con i bambini suoi e di Sean, c'era Rebecca incinta di Natasha, ridevano per qualcosa che stavano ricordando, arrivava Gabe con i gelati per i piccoli e andavano oltre. Attraversava la strada, Amina con le gemelle, Kevorin aveva il passeggino con i gemelli, quattro figli per due licantropi casinisti, la loro era una famiglia felice ma terribilmente rumorosa. Gli Archer tornavano indietro, Danica abbracciava Benedict, il cugino nato da uno stupro, l'artista introverso e comprensivo, c'era Sakura con lui che si destreggiava a sistemare la copertina del figlio e il biberon d'acqua della figlia, era felice, lo era anche Benedict e forse Danica è la sola al mondo che possa abbracciarlo, dopo Sakura.
«La vita che scorre non ha solo cadute, ci sono anche risalite. Pensi sia un'illusione, ma è la più profonda verità: c'è gioia, gentilezza, amore e luce nella via che percorriamo. Siamo noi a scansarla, a rifiutare le occasioni di essere felici.» proseguiva Umabel: «Quella che vedi è un susseguirsi di eventi: le persone si sfiorano, si conoscono, si amano, ridono, piangono insieme. Non è una linea retta, non è un sentiero senza ostacoli ma quando giungi alla fine ti volti, James Allen, conta i sorrisi che ti hanno rivolto, l'affetto che ti hanno donato, le parole di conforto che hai udito e saprai, che la tua è stata grande, magnifica avventura.» ha concluso.



Sapevo cosa desiderasse, mi è parso troppo, Lucie è scivolata dalle mie braccia per andare dalla mamma, lei si accostata per accarezzarmi il collo. «Ti ho amato. Sei l'unico uomo che abbia mai amato. Hai visto ogni lato di me e l'hai amato. Nessuno l'avrebbe fatto. Mi hai dato il tuo cuore ed io il mio.» 
Ci baciavamo, sapevo che sarebbe stata l'ultima volta. Ho sfiorato la testa di Lucille.
«Grazie per avermi salvato dall'incendio.» ho mormorato: «Per essere nata, per avermi sorriso e chiamato 'papà'. Non smetterei mai di volerti bene, non sarai mai un ricordo. Sei mia figlia. Non esiste il passato per i figli.» ho alzato gli occhi su Grace: «Avrei passato la vita con te.»
Grace ha annuito.
«Addio, marito mio.» ha detto, accompagnandomi alla porta: «Che giorni felici abbiamo conosciuto!»
Mi sono voltato, un istante ed ero nella stradina che portava alla Secret House, solamente Umabel era con me.
«Perché?» ho domandato, non provavo rabbia, solo qualcosa che era speranza e sofferenza nella stessa misura.
«Dama Aiwen e Mous erano preoccupati. Non è opera loro, però. C'era solo verità in questo sogno, ma per averlo, serviva il loro reame, il loro potere.» ha ammesso: «So quanta paura nutra, ma non scordare chi ti ha amato, chi hai amato e tutto il bene che hai visto nel mondo, attraverso i tuoi ed i miei occhi. Non cedere alla disperazione, non sei solo.»
Percepivo l'aura di Nina, legata alla morte, alla rabbia ma non alla malvagità e quella selvatica, aggressiva di Danica, intravedevo Wilfred con la fedele Clarice accanto con le sue ali scheletriche, c'era persino Enid. Non ero solo. Non ero perduto.

 "Goodbye, my husband. What happy days we have known!"

Mi sono svegliato col messaggio di Wilfred Mott. L'ho informato del tradimento di Brennan, gli ho detto di essere paziente con Enid, ha cinque o sei anni meno di me, non mi spiacerebbe averlo come fratello. È onesto, ironico, paziente e coraggioso. Ha un altruismo raro e non vedo ombre nel suo sguardo. È forse questo, che avvertono gli spiriti. Gli uomini buoni sono rari, quelli costanti negli affetti ancora di più e lui è entrambe le cose.